La fase 2 non è solo quella della convivenza con il virus, ma anche con il grande sentire di questo momento, ovvero l’incertezza. Non sappiamo come andrà, se ci ammaleremo, se il lavoro resterà o come cambierà e non sappiamo quando e come finirà. Vivere uno stato permanente di incertezza può essere molto stressante per alcuni, soprattutto per coloro che stanno bene quando si sentono sicuri, quando sentono di avere tutto sotto controllo. O quantomeno, credono di avere tutto sotto controllo, perché cosa nella vita davvero lo è?
Chi ha conosciuto la malattia conosce bene l’incertezza, ovvero il dover aspettare un esito dubbio, sconosciuto, con tutta l’ansia che comporta. E quindi sa che ad un certo punto l’unica strategia possibile è portarselo dietro questo punto di domanda, ovvero abituarsi alla sua presenza e trovare il modo di essere sereno comunque, nonostante. Questo perché ora rifiutare questo stato potrebbe innescare l’ansia, a livelli diversi di intensità.
Ho ricordi di momenti famigliari molto dolorosi ma portatori di attimi di grandi risate oltre che di senso di unità e affetto, perché il sorriso che fai in una giornata triste vale tantissimo, ti dà un’energia pazzesca. Adesso a livello mentale bisogna fare questo: trovare comunque il modo di sorridere, trovarlo nonostante. Che sia l’ironia, benedetta ironia di questi mesi, che sia osservare un dono della natura, che sia quel che sia, dobbiamo cercarlo ancor più di prima.
Quello che c’è adesso è questo ed è inutile mentalmente continuare a girarci intorno pensando a quanto siamo sfortunati, è meglio rimuginare su come cambiare questa situazione (dove si può) e cercare sempre il sorriso nella brutta giornata.
E fare come i funamboli del circo, che per attraversare la corda devono restare concentrati sul passo che stanno facendo e su quello che immediatamente faranno dopo. E cercare di guardar giù il meno possibile.
Grazie,mi ha fatto bene leggere quanto da Lei scritto.