Esistono momenti in cui tutto sembra non girare per il verso giusto. Magari si tratta di piccole scocciature, per carità, nulla di grave, ma così frequenti al punto che tutto pare vada storto, come se qualcosa ci stesse sabotando.
Ci diamo tanto da fare per cercare di combinare qualcosa, per realizzare un progetto, o far funzionare una relazione, ma le cose non girano come dovrebbero, neanche a metterci tutto lo sforzo possibile. A volte non è un caso, a volte deve proprio andare così.
Quale che sia il vostro Credo o il vostro Dio, siete fortunati se avete qualcuno o qualcosa a cui rivolgervi, se credete che non sia “tutto qua”, tutto solo come si vede e tutto solo orizzontalmente sdraiato sugli aspetti materiali. E se ce l’avete è bello pensare che a volte le cose devono proprio andare male, perché in quel guastarsi c’è un insegnamento per noi prezioso che ci è da scuola per ciò che verrà.
A me piace pensare che in certi casi semplicemente “non è il momento giusto” e che c’è un “tempo adatto”, come le piantine, che maturano solo dopo aver passato il tempo necessario sotto terra, a raccogliere, in silenzio, le energie per emergere e sbocciare.
Non dico dipenda solo e soltanto da questo il fatto che un progetto vada a buon fine. Dipende anche dalla volontà e dall’impegno che ci mettiamo, ovviamente.
Ma ci sono periodi in cui sembra di lottare contro i mulini a vento, di affannarsi e non riuscire a realizzare ciò che desideriamo. Forse lì conviene ammettere che magari non è il momento giusto, forse è meglio fare una pausa, attendere.
Aspettare e stare a vedere, provare a non muoversi più, a non fare più nulla e vedere se ciò che abbiamo messo in moto fino a quel momento in qualche modo ritorna a noi, accada, senza che noi ci diamo tutta quella pena.
Conosco persone che hanno “cercato” (altre persone, un figlio, un lavoro, un sogno…) per lunghi anni e proprio quando si sono arrese o hanno deciso comunque di mollare il colpo per un attimo, si sono ritrovate tra le mani ciò che tanto ambivano.
Perché? Forse perché dovevano arrivarci imparando qualcosa su di sé che altrimenti non avrebbero conosciuto, o forse perché imparare a “fare a meno” e quindi a contare più su di sé, apre le porte ad atteggiamenti diversi, che poi premiano.
Per questi e mille altri motivi, anche soltanto per il fantomatico fattore C.
A me però piace pensare anche che esista Altro, di qualsiasi natura e forma voi vogliate, qualcosa che non si vede ma c’è, in un mondo che non è solo fatto di cose e materia, ma anche di energie sottili, di cuori che si chiamano, di anime che si attirano a sé, di forze magari nascoste, ma vitali e, in un certo senso, un po’ magiche. A me piace pensare così 🙂
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