Io lo dico spesso ai miei pazienti: non è vero che chi non ha sintomi allora è in perfetto equilibrio ed è felice. Quando soffriamo e non ci sentiamo capiti ci guardiamo intorno e ci sentiamo diversi, e questo ci fa stare ancora peggio, come fossimo responsabili dei nostri mali.
Tutti hanno i loro fardelli, le loro insicurezze e le loro ombre, nessuno si salva dal destino umano. Alcuni sono diventati molto ma molto bravi a controllarsi e a reprimere e a dire a se stessi che va tutto bene, anche quando non è così. Oppure hanno imparato a farsi meno domande possibili, a distrarsi e concentrarsi altrove quando qualcosa mina le loro convinzioni. Da fuori siamo tutti splendidi, basta guardare certi profili dei social network.
Ma un equilibrio raggiunto a suon di autocontrollo e repressione non significa felicità e pienezza di vita, significa “funzionare” bene.
Lavorare/ mangiare/ svagarsi/ stare in famiglia/ dormire/ svegliarsi/ lavorare/ mangiare/ svagarsi/ stare in famiglia etc.
Chi invece sta vivendo un momento di difficoltà psicologica, dovrebbe smettere di guardare a chi sembra essere sempre sereno e calmo, perché oltre a non essere così vero, è anche perfettamente inutile.
Ogni sintomo è un’opportunità di crescita e quindi di maggiore serenità futura, e ogni esperienza umana necessita di passare attraverso momenti di fragilità e riscoperta di sé.
Non esistono persone perfette e invincibili.
Esistono quelli che sono convinti di esserlo e che passano la vita a controllarsi ma che inevitabilmente sono costretti a pagare queste convinzioni prima o poi. Molto meglio accettare e vivere le proprie fragilità, perché solo così si impara ad essere forti e a riempire di senso la propria vita.
Lascia un commento