Cosa facciamo in genere quando abbiamo un problema? La maggior parte di noi inizia da subito a spremersi le meningi, girando intorno sempre più o meno alle stesse poche e ripetute questioni, attorcigliandosi nei propri pensieri.
Di solito va a finire che, di fronte alla questione da risolvere, giungiamo a una o due conclusioni, per poi passare a chiederci quale delle due sia meglio scegliere… Ma è proprio vero che questo tipo di approccio è il migliore? Esiste un altro modo per affrontare e trovare risposta ai nostri innumerevoli e sempre numerosi problemi?
Nì, direi. Ovvero. La razionalità credo sia una grande, grandissima risorsa, ma ahimè molti di noi la eleggono a capo supremo della loro intera economia psichica.
Più che essere uno dei tanti strumenti infatti, insieme alla creatività ad esempio, il pensare diventa il principale, a volte unico mezzo per venire a capo dei nostri punti di domanda.
In realtà pensiamo e ragioniamo spesso spinti dalla fretta di risolvere, e ogni problema sembra poi portare in sé una carica di urgenza, che poco dipende dalla specifica questione, ma dal fatto stesso di averne una aperta.
Molti infatti aprono le danze dei pensieri appena si presenta qualcosa da mettere a posto, e ci si perdono, da subito. E in effetti, per dirla un po’ alla zen, perdono anche il mondo del momento presente, che sfugge via alla loro attenzione, tutta incentrata sull’annosa questione.
Invece esiste un’altra possibilità, ad esempio aspettare. Superare quel momento immediato dell’urgenza, della fretta, dell’ohmiodio devo subito trovare una soluzione, e avere un attimo di pazienza.
Sembrerà impossibile per i più razionali, ma di fatto, la maggior parte delle cose che ci preoccupano, possono risolversi benissimo, a volte meglio, senza il nostro apporto. E soprattutto evitandoci inutili preoccupazioni/ansie/nervosismi.
Aspettare e dimenticarsi ciò che non va.
Può essere utile visualizzare (grande risorsa le immagini) di spostare il problema in “avanti” rispetto a noi.
Immaginare davanti a noi una libreria, un ripiano, un contenitore, qualcosa davanti a noi dove metterlo e lasciarlo lì. Non pensarci più e attendere. Affidarlo ad altro che non sia il nostro rimuginare continuo.
Quello che otteniamo è che restiamo in ciò che è il presente, che accade ora, non ci preoccupiamo (pre-occupiamo, la parola parla da sé) e spesso troviamo soluzioni ben più creative.
Quanti sono capaci di non fare niente, di restare inattivi, pur se solo mentalmente? Bisogna provare!
Lascia un commento