Il controllo è una parte di noi, con cui, come sempre, dobbiamo fare i conti. C’è chi tende a voler esercitare un controllo maggiore sugli eventi e le persone che ha intorno, chi invece riesce più a lasciarsi andare e non occuparsene troppo. L’eccessivo controllo in realtà è un po’ la malattia dei nostri tempi, tempi dove l’uomo è diventato sempre più capace di agire sulla Natura, a volte forse esagerando un po’. Molti disturbi psicologici derivano proprio dalla difficoltà, se non incapacità a lasciarsi andare alle emozioni e agli eventi. Molte ansie e attacchi di panico sono figli di tendenze a voler essere sempre “sul pezzo”, in prima linea, gestendo la propria vita come si può pensare di gestire piuttosto un’azienda.
E’ sano avere una certa dose di controllo, ma è sbagliato far sì che diventi castrante, che ci limiti, che ci tolga libertà e spontaneità.
Ci controlliamo e controlliamo troppo chi ci è vicino perché abbiamo paura, paura di ciò che è ignoto, che ci sfugge di mano, che poi spesso rappresenta anche ciò che più vale la pena vivere. Le emozioni ad esempio. Un innamoramento. Il futuro. Vogliamo avere tutto organizzato, pianificato, possibilmente deciso prima e prevedibile. E poi va a finire che la vita perde di gusto, di senso, perché le viene tolto quello che più la rende speciale. E allora sì che può venire l’ansia, e il panico. Perché l’energia, emotiva e non domabile, che c’è in ognuno di noi, deve trovare un’altra modalità di espressione, altrimenti userà il linguaggio della patologia.
Bisogna cercare di abituarsi all’imprevisto e al cambiamento come eventi naturali e si può fare iniziando a mollare la presa poco alla volta, per piccole cose e a piccoli passi.
E aprirsi così alla vera essenza della vita.
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