Essere genitore è da sempre una grande sfida, la più grande, oggi poi ancora più difficile. E’ una sfida coi propri limiti prima di tutto, perché questa avventura porta a farsi mille domande e a saperne poche di risposte, proprio quando vorresti avere una soluzione per tutto e vorresti che i tuoi figli fossero sereni, felici. Purtroppo non si può, non possiamo proteggerli per sempre dalla sofferenza, anzi, alcuni sono meno fortunati e il dolore lo conoscono fin da subito.
Per questo essere genitore porta prima di tutto a fare i conti con le proprie di emozioni e con i propri di dolori. E se per primi non siamo capaci di conviverci trasmettiamo ai nostri figli l’idea che il dolore vada evitato, anestetizzato, comunque sempre respinto. In realtà i bambini e poi i ragazzi hanno estremo bisogno di imparare da chi se ne occupa a stare con le emozioni, soprattutto quelle che noi chiamiamo negative, a farne addirittura tesoro. Perché tante volte la rabbia o la tristezza sono segnali, sono modi per capire che strada dobbiamo prendere, per realizzare che una relazione non ci fa star bene. E soprattutto evitare la sofferenza è impossibile, perché è parte integrante della Vita. E ancor di più ciò che vale la pena vivere è sempre un rischio alla fine, perché più investi, più decidi di credere in qualcosa o qualcuno e più ti esponi alla possibilità che le cose vadano storte, che si possa fallire.
Per questo essere genitore è dura, perché devi accettare di vederli anche soffrire e devi aiutarli ad accettare e in qualche modo gestire questa sofferenza. E come si fa? Dandogli il giusto tempo, ovvero il tempo di esaurirsi, dandogli spazio per esprimersi e, non meno importante, cercare il modo di renderla meno pesante da sopportare. In concreto bisogna chiedergli come stanno e ascoltare la risposta, rassicurarli che passerà, che è perfettamente normale soffrire. E poi cercare il modo per non perdersi nel rimuginare o nella negatività. Questo è molto più educativo che far di tutto per evitare che i figli soffrano.
I bambini e i ragazzi possono imparare che le emozioni hanno un inizio e una fine, ma prima di tutto dobbiamo essere noi i portatori in carne ed ossa di questo messaggio, mostrandoci sereni nell’essere a volte tristi o ansiosi, ovvero umani.
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