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Né troppo lontani né troppo vicini

La relazione è il terreno in cui incontriamo gli altri e dove con essi ci confrontiamo, oltre a scontrarci. Nell’incontro con l’altro tendiamo a fare due tipi di errori, dovuti a insicurezze e paure che abitano in noi, a volte ahimè a nostra totale insaputa. C’è chi ha una sorta di paura inconscia del contatto con l’altro, e allora si tiene a distanza, non si abbandona mai fino in fondo, resta sulla difensiva e fondamentalmente conta più che altro su di sè. Queste sono le persone che si fidano poco, che si precludono la possibilità di lasciarsi davvero andare, perché in fondo temono il tradimento e l’abbandono, per questo mantengono sempre una sorta di distacco che ti fa pensare che bastino a se stessi e non necessitino di molto altro. Cosa che in realtà non è. Infatti, quando mollano le difese possono diventare “cagnolini bisognosi”, annullandosi e rendendosi irriconoscibili.
Poi c’è chi invece è bisognoso dell’altro, lo cerca, sembra non poterne fare a meno, e vi si colloca a distanza ravvicinata, chiedendogli di occuparsi di lui/lei e di coprire i suoi vuoti e le sue paure. Sono le persone che si fidano subito, di tutti e che continuamente restano deluse da comportamenti e disattenzioni altrui. E’ come se mettessero la loro vita in mani altrui, e inevitabilmente chi gli sta vicino lo avverte e spesso scappa.
In entrambi i casi, cioè quando siamo troppo vicini o troppo lontani, non ci troviamo alla giusta distanza. E in entrambi i casi non stiamo “con” l’altro, ma generalmente ne stiamo facendo un uso, un consumo personale. Come dire che usiamo l’altra persona perché tappi i nostri buchi, ci dia sicurezza, ci faccia sentire in un determinato modo. E’ il bisogno a muoverci.
Perché possiamo sperimentare una relazione di vero rispetto reciproco, è importante invece che impariamo a non usare l’altra persona per avere ciò che ci serve (divertimento, sicurezza, autostima..) ma che contiamo sempre più su noi stessi, sulle nostre capacità di darci da soli ciò che ci serve per stare bene. Facendo però attenzione a non cadere nella prima posizione, di bastare a sé, ma restando sempre aperti allo scambio con l’altro, pur non ritenendolo essenziale alla nostra felicità.
Un pò come avere un compagno di viaggio, che se sei stanco possa fornirti un appoggio, ma da cui non ti aspetti di essere portato in braccio per tutto il tragitto, né di essere ignorato se cadi e hai bisogno di una mano. Qualcuno con cui con-dividere.

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