La malattia dei nostri tempi, della nostra cultura (almeno qua dalle mie parti) è sicuramente la fretta. La fretta è la sorella dello stress, nonché cugina di primo grado del nervosismo.
Ho tante cose da fare, ho poco tempo, le faccio lo stesso e se mi capita anche il minimo contrattempo dò fuori di matto. Con la convinzione magari che sia il mondo a non capirmi e non io a rasentare l’isteria. Come si fa allora? Con tutte le miriade di cose che abbiamo ogni giorno da fare?
Uno degli insegnamenti basilari nella gestione dello stress è imparare a vivere il proprio tempo, la propria giornata, in modo più efficace. Ovvero, innanzitutto, discriminare tra ciò che è urgente, quindi prioritario e ciò che invece può aspettare. Scegliere. E fare di meno. Oh mamma, fare di meno? E la casa? I vestiti da stirare? Il lavoro da finire? Il mondo potrà mai fare a meno di me?
Perché spesso dietro la frenesia di fare tanto, per tutti e tutto, tipica delle donne (ahimè…) si cela il bisogno di risultare indispensabili per gli altri, sentirsi importanti, per poi pagarne le conseguenze e passare il tempo a lamentarsi.
Perché se reggo il mondo (vedi il mito di Atlante) prima o poi la schiena inizia a farmi male, è stancante. E se un giorno malauguratamente non sto bene succede il putiferio. Ma come posso pretendere che altri facciano al mio posto se io non glielo permetto mai?
La fretta viene da questo in genere, dal voler tenere tutto sotto controllo, non delegare mai, trovandosi a fare i salti mortali. Lasciate correre ogni tanto, vedete che succede. Lo stress spesso è più nella testa, piena di cose da fare, e tante volte non ce n’è bisogno, perché le soluzioni a volte nascono spontaneamente. Eh sì, proprio così, senza progetti, organizzazioni, pensieri… Magari passando davanti a un negozio vi viene in mente come risolvere la cena, senza spaccarsi la testa prima.
Provate a lasciare andare, a scegliere cosa davvero va fatto e cosa può aspettare (scrivetelo magari, nero su bianco) e soprattutto scegliete di dedicare del tempo anche a una delle persone più importanti e più care: voi stessi.
Il mondo potrebbe inspiegabilmente andare avanti comunque 😉
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