Chi ha avuto un attacco di panico lo sa: sembra davvero di morire.
I sintomi possono essere più o meno diversi, coinvolge il sistema neurovegetativo e si può avvertire tachicardia, affanno, nausea, capogiri, tremori, dolori allo stomaco o al torace.
Il corpo ha a che fare con un’energia potente, molto intensa, che arriva improvvisamente alla coscienza e fa una paura pazzesca, perché sembra proprio voglia distruggerci, annientarci.
Il guaio del panico è che spesso chi ne ha sofferto vive poi nel terrore che si possa ripresentare e mette in atto tutta una serie di strategie con lo scopo di evitarne la ricomparsa.
Strategie che generalmente sono limitanti e, se da una parte sembrano tutelare dal panico, dall’altra sono decisamente dannose, perché soffocano la libertà d’azione e portano a chiudersi sempre più.
Che fare? Intanto è utile capire che succede, comprenderne la Natura. Scrivo Natura, con la maiuscola, perché il modo in cui arriva e si propone ricorda la Natura nelle sue manifestazioni più importanti e distruttive, come i terremoti, le tempeste, gli uragani.
In genere ciò che in natura è molto intenso ha durata molto breve, questa è la legge, e il panico non fa eccezione. Si presenta forte e intenso e si esaurisce in breve tempo, nell’arco all’incirca di una decina di minuti.
Questa è la prima cosa da tenere a mente: passa, e anche in fretta. Altro punto è ricordarsi che non si muore di panico e, anzi, più si entra nel circolo dei “se”(e se sto male, e se mi viene un infarto, e se svengo…) più la spirale di agitazione cresce e più diventa dura gestirlo. Tenere ben in mente che non succede nulla, è importantissimo in quei momenti di puro terrore. Poi, il più possibile, cedere.
Cedere significa non lottare, non opporsi, nella pratica significa non irrigidirsi, cioè non rispondere con tensione alla tensione. Per farlo devo cercare di buttare la mia attenzione altrove, ripetermi come un mantra che passa e che non succede niente e il più possibile calmarmi.
In questo ultimo punto sono molto utili le tecniche di rilassamento e respirazione. E poi cercare di non chiudersi, affrontare le cose che fanno paura. Con molta gradualità e rispetto dei propri tempi, ma farlo, un passo alla volta.
Esempio: odio andare al centro commerciale perché lì mi è venuto il panico? Ok, piano piano, ma lo affronto, ci vado. Inizio magari soltanto dal raggiungerlo, e poi me ne torno a casa. Poi la volta dopo parcheggio, dopo ancora entro, per poi uscire. Un passo dopo l’altro, ma mai rinunciare alla propria libertà, insistere. Quello che c’è in gioco, la propria autonomia, è troppo importante.
Lascia un commento