Gli anziani sono tanti oggi, non so le percentuali, ma sicuramente qua da noi rappresentano una buona parte della popolazione. Il guaio è garantire loro assistenza, vita dignitosa e attiva anche, e allo stesso tempo investire la stessa quantità di risorse nei giovani e negli adulti.
Oggi è diventato difficile tutto, soprattutto in un Paese che non ha mai pensato al futuro e che non agisce in modo preventivo, ma interviene per di più quando si è già in stato di emergenza.
Ma, al di là delle risorse, economiche e non, conviene pensare un po’ al significato che spesso la parola “anziani” acquisisce in linea generale.
Quando pensiamo agli over 70-75 solitamente abbiamo in mente una persona grigia di capelli, stanca, un po’ brontolona, amante delle abitudini e poco attiva sia dal punto di vista mentale che fisico. Non che non sia vero, in molti casi. Ma chissà perché, invecchiando, sembra quasi che l’identità e la storia passino in secondo piano.
Facciamo fatica a considerare l’anziano come una Persona, come invece accade con gli adulti. Perché? Forse per il suo essere debole, fragile, bisognoso? Ci fa paura e preferiamo tenerlo il più lontano possibile? Potrebbe essere questo il motivo, anche perché è lo stesso atteggiamento che a volte entra in gioco con i bambini e i disabili. Quante volte avete pensato ai bambini come a persone? Invece li guardiamo e li trattiamo come facenti parte di una categoria, senza nome, né storia e per questo poco stimolanti.
Cosa vuoi che possa insegnarmi una persona anziana?… Invece non dovrebbe essere così, e in tante culture non lo è infatti, chi è vecchio dovrebbe acquisire valore ed essere una fonte di conoscenza per gli altri, perché ha comunque vissuto più esperienze di noi, in momenti diversi, con strumenti differenti dai nostri e con stili di vita che noi non abbiamo conosciuto. Ha tanto, molto da dirci.
Poi è anche vero che alcuni uomini e donne avanti con l’età non invogliano al dialogo, perché si pongono solo e soltanto come bisognosi, lamentandosi sempre, facendo pesare ogni cosa, pretendendo attenzioni e non apprezzando chi le dà. E risultando pesanti, ancor di più se il bisogno di assistenza che reclamano non è poi così necessario come lo fanno sembrare. Ma questo non perché sono anziani, perché è il loro carattere, e lo erano anche a 30 anni, magari risultavano meno pesanti, ma lo erano. Han sempre pensato prima a se stessi.
Se vogliamo un mondo civile dobbiamo sforzarci quindi di guardare agli anziani come uomini e donne, e pensare che un giorno lo saremo anche noi (se tutto va bene) e cercare di dar loro ciò che noi per primi, un domani, vorremmo ricevere. A partire dal più piccolo, sfuggente, sorriso a una persona al supermercato che impiega un sacco di tempo a riempire la borsa della spesa.
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